In prossimità dei periodi delle grandi raccolte, torna l’emergenza lavoratori nei campi, quanto viene prodotto in Puglia nei campi e nelle stalle da mani straniere quasi 1/3 del Made in Italy a tavola, con 22.314 lavoratori provenienti da tutto il mondo che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, pari al 10% dei lavoratori agricoli extracomunitari sul totale nazionale.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti Sondrio, in relazione al click day per i lavoratori stagionali il 25 marzo 2024, dopo la pubblicazione da parte del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali delle istruzioni per la presentazione delle richieste di nulla osta per i lavoratori nell’ambito dei flussi di ingresso per il 2024, ma possono già da subito essere precaricate nel sistema Ali del Ministero degli interni.
Tutte le domande – precisa la circolare – possono essere presentate fino al 31 dicembre in base alla disponibilità delle quote. Il Dpcm del 27 settembre 2023 ha previsto per l’ingresso nel nostro Paese le seguenti quote: 61.250 per lavoro subordinato non stagionale, 700 per lavoro autonomo e 89.050 per lavoro subordinato stagionale. I Paesi che hanno sottoscritto l’accordo sono Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia Erzegovina, Corea del Sud, Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Gambia, Georgia, Ghana, Giappone, Giordania, Guatemala, India, Kirghizistan, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Perù, Repubblica di Macedonia del Nord, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia e Ucraina.
Gli occupati stranieri sono ben rappresentati nel settore agricolo, dove si concentrano per il 23,6% contro il 7,8% degli italiani, con la manodopera extracomunitaria che resta determinante in Valtellina e Valchiavenna in settori chiave quali viticoltura e frutticoltura, in particolare nei momenti della vendemmia e della raccolta delle mele.
“Si tratta di lavoratori che spesso da anni collaborano con le nostre imprese agricole e che ogni anno attraversano il confine per poi tornare nel proprio Paese. Una esigenza che si è fatta stringente per la mancanza di manodopera italiana e a seconda del calendario delle raccolte – precisa Sandro Bambini, presidente di Coldiretti Sondrio – con la scalarità delle diverse coltivazioni e produzioni”.
Nelle campagne servono – sottolinea la Coldiretti – figure specializzate come i trattoristi, i serricoltori, i potatori ma anche raccoglitori per le verdure, la frutta e la vendemmia. Non vanno dimenticati poi – continua Coldiretti – i nuovi sbocchi occupazionali offerti dalla multifunzionalità che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.
E’ importante affrontare il tema della disponibilità di manodopera con una gestione dei flussi più efficiente – aggiunge Coldiretti – partendo dal decreto triennale che Coldiretti ha fortemente sostenuto e che può dare una grande mano tenendo conto che non solo si passa dalle 42 mila unità di lavoro stagionale alle 82 mila del 2023 fino alle 90mila del 2025 ma soprattutto che le quote riservate alle Associazioni agricole per i loro soci passano dalle 22.000 unità dell’anno scorso e raggiungono le 40.000 quest’anno, assicurando alle nostre imprese la certezza di poter avere a disposizione lavoratori regolari e di non subire la concorrenza sleale di chi sfrutta le persone.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri recante la “Programmazione dei flussi d’ingresso legale in Italia dei lavori stranieri per il triennio 2023-2025” potrà essere integrato per singolo anno sulla scorta delle sopravvenute necessità come avvenuto l’anno scorso e – conclude la Coldiretti – fermo restando il mantenimento delle quote annuali per lavoro stagionale agricolo, sono previsti ingressi anche per l’assistenza familiare e, come più volte sollecitato dalla Coldiretti, anche quote destinate al soddisfacimento del fabbisogno per il settore della pesca.